Relatore
Ilaria Greco
Univ. degli Studi del Sannio, BN - DEMM
I porti, con i loro retroterra naturali e i loro nuclei costieri, hanno storicamente rappresentato una realtà di transito e connessione tra terra e acqua, elementi di un unico paesaggio fatto di acqua, infrastrutture, costruzioni, relazioni. Un’antica alleanza tra città, porto e linea di costa, che ha definito, nel tempo, rotte di scambi tra città distanti ma, anche, configurazioni spaziali e funzionali che hanno segnato in modo quasi irreversibile lo sviluppo economico ed urbano di intere aree costiere, con importanti esiti anche verso realtà lontane dell’entroterra (Bonnefoy, 1972; De Poli, 2010; Greco, 2014).
Un’alleanza che, dopo anni di separazione e conflitti d’uso dello spazio di prossimità e di affaccio della “terra” al “mare” – il cosiddetto waterfront urbano -, sembra oggi potersi ricreare in una veste completamente nuova e con maggior vigore (Badami, Ronsivalle, 2008; Greco, 2013a).
A partire dagli anni Novanta, infatti, è attribuita ai porti e alle infrastrutture in genere una nuova funzione sociale e urbana, che spinge verso un rinnovato dialogo tra la «Città» e il suo «porto» alla ricerca di politiche e forme di riequilibrio volte a reintegrare l’ambito portuale con quello urbano, recuperando la visione secondo la quale i porti e le reti portuali sono da considerare come luoghi urbani che danno forma a inediti paesaggi e concentrazioni funzionali di significativo potenziale futuro (Burdett, Kanai, 2006; Mazziotta, Rosa, Di Palma, 1998; Greco, 2013b), come elementi di connessione di parti di città (Soriani, 1998; Busquets, 2004; Meyer, 2006, Fisher, 2004), come parte di un sistema ordinatore del territorio con funzioni sociali e urbane (Clementi, Pavia, 1998). I waterfront, in una visione attiva e creativa, diventano luoghi capaci di intercettare non più solo valori immobiliari, ma nuovi fattori competitivi del progetto urbano, quale la cultura, la comunicazione e la cooperazione (Carta, 2010)
Il contributo approfondisce, dunque, tale tema a partire da una revisione critica della letteratura e dei diversi approcci proposti, dal nuovo “modello acquatico” come elemento conduttore della modernità di cui ci parla Sloterdijk, passando per la “liquidità” proposta come categoria ermeneutica della contemporaneità, fino al paradigma della creatività urbana capace di produrre effetto moltiplicativi e rigenerativi sullo sviluppo urbano (Landry, Florida, Carta 2007),
Nella seconda parte, invece, l’analisi si concentra su diverse tipologie di piani, programmi e progetti che negli ultimi decenni hanno interessato alcune grandi regioni costiere italiane per una nuova integrazione dello spazio urbano-portuale, proponendone una prima possibile schematizzazione ma, anche, cercando di valutare la capacità di questi piani di sortire effetti adeguati, inclusivi, sostenibili e coerenti con i territori e le loro risorse ma anche con strategie e politiche integrate che attengono al poliedrico e complesso concetto di Blue Growth.
La cartografia tematica e tecnica presentata a supporto dell’analisi vuole essere non solo uno strumento indispensabile di conoscenza ma, anche, di supporto ai decion makers per orientare strategie e prassi all'imperativo ormai irrinunciabile della crescita blu.