Relatore
Cinzia Podda, Veronica Camerada, Salvatore Lampreu
Università di Sassari - DiSSUF, DUMAS
Il ruolo del mare come risorsa in grado di favorire lo sviluppo dei territori è ampiamente riconosciuto dalla Commissione Europea che gli assegna una posizione di primo piano all’interno della “Blue Growth”, per la sua capacità di favorire una crescita sostenibile nel quadro di una politica marittima integrata, necessaria al raggiungimento delle priorità di crescita della strategia Europa 2020. L’economia del mare, pensata in maniera sostenibile, può generare esternalità positive che si riflettono sui diversi settori produttivi e sull’ecosistema terra-mare, divenendo un volano per lo sviluppo sociale, sia per quelle aree che già registrano un certo grado di specializzazione nei vari comparti (della pesca, del turismo nautico, della cantieristica ecc.), sia per quelle che, benché localizzate lungo le coste, si presentano marginali sotto il profilo socio-economico. Questi aspetti assumo importanza centrale in riferimento al territorio italiano che, con i suoi 7500 km di coste e con 15 regioni bagnate dal mare, “guarda” al Mediterraneo che costituisce “un insieme variabile di occasioni di crescita e occupazione, in uno scenario in continua evoluzione” (Prezioso, 2014).
In questo contesto la cartografia rappresenta uno strumento fondamentale che permette di leggere e interpretare, con un approccio integrato e relazionale, i fenomeni e le dinamiche che si instaurano in tali aree “di confine”, in relazione alle diverse filiere del mare e delle sue componenti. In particolare gli attuali sistemi di elaborazione cartografica favoriscono l’integrazione dei dati socioeconomici e la restituzione di rappresentazioni capaci di evidenziare la portata di questi flussi e del loro raggio d’azione.