Relatore
GIORGIA IOVINO
Università Salerno - Scienze politiche sociali e della comunicazione
Le aree costiere sono degli ambiti geografici particolarmente dotati di risorse naturali, culturali, ambientali e paesaggistiche, ma anche particolarmente vulnerabili per l’osmosi complessa tra ambiente marino e terrestre e per la forte pressione antropica e l’intensità di usi cui sono sottoposti.
In Italia la fascia costiera, “la più importante linea di frontiera del territorio peninsulare ed insulare” (Gambino et. Al. 200, p. 63), risulta in larga parte alterata da dinamiche territoriali che ne hanno irreversibilmente modificato la struttura attraverso la copertura artificiale del suolo. I dati ISPRA ( ) indicano dei livelli di consumo del suolo nelle zone costiere tre volte più elevati rispetto al resto del territorio, con i valori maggiori nell’area compresa entro i 300 metri dal mare. Si tratta in molti casi di uno sviluppo insediativo e produttivo indifferente ai caratteri dei luoghi, un’urbanizzazione sprawled fatta di seconde case (spesso abusive), grandi e piccole infrastrutture portuali, incapace di generare nuovi paesaggi coerenti.
Da tempo è in atto a livello nazionale ed internazionale una riflessione critica sulle politiche messe in atto in queste zone di transizione tra mare e terra ed è stata oramai ampiamente riconosciuta l’esigenza di adottare un approccio integrato alla gestione della costa, al fine di superare la frammentazione verticale e orizzontale tra livelli istituzionali e strumenti settoriali di pianificazione (Prieur 2011, UNU-IHDP, 2015). Si muovono in questa direzione i principi della gestione integrata delle zone costiere (GIZC) del Protocollo GIZC del Mediterraneo e la Strategia mediterranea per lo sviluppo sostenibile (MSSD) 2016-2025, la strategia di medio termine per il Mediterranean Action Plan (MAP).
All’interno di tale scenario acquisiscono una crescente importanza le aree marine protette (AMP), chiamate a svolgere un ruolo essenziale non solo per la conservazione dell’ambiente marino, ma anche per consentire uno sviluppo sostenibile delle zone costiere (EEA, 2013,.
Partendo da tali considerazioni il presente lavoro si propone di offrire un quadro delle trasformazioni del paesaggio costiero, soffermandosi su un caso di studio specifico quello campano. Integrando i dati ISPRA sul consumo di suolo a dati provenienti da altre sorgenti informative (WWF, 2014, 2016; Legambiente, 2012; Istat, ) sono prese in esame tipologie e forme dell’urbanizzato presenti lungo i 487 km della costa regionale. L’obiettivo è quello di valutare l’entità dei cambiamenti ambientali e paesistici e di riflettere sul possibile ruolo che le aree marine protette possono svolgere entro tale contesto.