Relatore
SERENA D'AMORA
LA SAPIENZA - DIAP - DIPARTIMENTO DI ARCHITETTURA E PROGETTO
L'attuale scenario della portualità italiana vive una fase di profondo cambiamento, dovuta alla recente riforma che ne ha modificato sostanziali aspetti di governance, pianificazione e politiche ambientali. La vision degli scali portuali, oggi, necessita di travalicare l'immagine nella quale si sono cristallizzati gli scali marittimi: non più, dunque, organismo infrastrutturale concluso e del tutto autonomo, ma un complesso eterogeneo e sistemico reso possibile da una nuova idea di pianificazione strategica, da attuarsi mediante il Piano Regolatore di Sistema Portuale (PRdSP), cosi come previsto dalle innovazioni imposte dall'art. 5 della legge 84/94. Attraverso le “Linee Guida per la redazione dei Piani Regolatori di Sistema Portuale”, strumento di indirizzo per la pianificazione portuale, di prossima emanazione, il Consiglio Superiore dei Lavori pubblici ha evidenziato la volontà di procedere in una direzione di sviluppo portuale sostenibile anche compatibile con l’ambiente, con le aree urbane ed il territorio di riferimento, in ragione di obiettivi tecnico-ambientali integrati. Ne deriva l’opportunità di un approccio integrato tra la pianificazione ed il progetto di paesaggio, in cui quest’ultimo si porrebbe come strumento e potenziale strategia da perseguire nei Piani Regolatori di Sistema Portuale, mediante azioni progettuali che, trasversalmente, mirino a ricucire e saldare il paesaggio portuale d’acqua con le aree di prossimità esterne lungo il confine demaniale, dove il paesaggio stesso muta anche in relazione ai differenti piani di governo del territorio e competenze. Tale azione progettuale finalizzata alla creazione di nuovi paesaggi e nuove convivenze, secondo una sequenza metodologica data da obiettivi-strategie-azioni, vuole ricercare opportunità ed occasioni che consentano di salvaguardare il paesaggio esistente, gestirlo e pianificarlo attraverso azioni sensibili di riscrittura e sovrascrittura degli elementi che da sempre rivestono importanza nelle comunità locali e che vedono il porto come un patrimonio comune. Secondo uno studio evolutivo dei paesaggi portuali, si perverrà alla identificazione di problemi/conflitti ed opportunità/convivenze che aiuteranno a definire obiettivi di qualità paesaggistica da integrare negli strumenti per la pianificazione portuale. Il “ripensare” la pianificazione portuale italiana impone un “livello zero” inteso come nuovo campo di azioni da intraprendere ed una nuova sensibilità nel disegno dei porti, con particolare attenzione a quei rapporti, a quei contatti, a quelle sinergie esistenti tra l’acqua, il porto, la città ed il territorio. L’interazione tra questi ultimi rivela, ed al contempo cela, una serie non definibile di opportunità, offrendo la possibilità di ristabilire rapporti interrotti e risaldare quei luoghi interni al porto e di contatto con il “patrimonio acqua” che nel tempo sono stati sottratti alla città. Anche quei luoghi che per natura non erano spazi del quotidiano, oggi, attraverso una nuova pianificazione obbligatoria per tutti i sistemi portuali e secondo lo spirito della Convenzione Europea del Paesaggio, sono potenziali occasioni per creare nuovi paesaggi, selezionando dove e quando possibile agire in relazione alle singole specificità funzionali dell'organismo portuale: una sfida del tutto nuova che costituisce un prezioso stimolo a considerare anche di “abbattere” quei confini fisici che nel tempo hanno generato la gran parte dei paesaggi portuali odierni.