Relatore
Simone De Andreis
Università degli Studi di Genova - Disfor
Il contributo prende le mosse dalla constatazione che nell'approccio biografico alla narrazione dell’esperienza migratoria, l’intervistatore registra e dà forma al racconto del migrante, il quale viene coinvolto attraverso l’ esposizione della propria storia di vita. Si ritiene però che chiedere ad una persona proveniente da un’altra realtà geografica quale sia il suo rapporto con la città di approdo, che cosa sia e come dovrebbe essere dal suo punto di vista la città, rischi di essere una domanda molto astratta, difficile da porre e da comprendere non tanto sul piano linguistico quanto per l’approccio analitico e il processo di sintesi che richiede. Può essere dunque un utile ausilio un elemento di mediazione, individuato nella rappresentazione grafica della geografia urbana. Infatti tramite l’atto del rappresentare, i migranti vengono invitati ad assumere un punto di osservazione creativo, divenendo i soggetti di un’analisi che utilizza la rappresentazione grafica come mezzo d’apprendimento e di espressione. Si è cercato pertanto un metodo d’indagine efficace per ascoltare i soggetti che nella nuova città abitano e che al contempo spesso sono artefici della sua trasformazione. Il metodo individuato per disporsi a questo ascolto consiste nell'osservare la città che emerge dallo sguardo dei migranti: un ascolto/osservazione non di un racconto di sé bensì di una relazione tra sé e la città, che diviene manifesta attraverso la rappresentazione. Nel passaggio dalla forma espressiva del racconto a quella della rappresentazione grafica, viene introdotto un gesto di riflessione immaginativa che i soggetti artefici della rappresentazione devono attuare al fine di comunicare visivamente l’esperienza della città. Tramite l’atto del rappresentare, i migranti vengono invitati ad assumere un punto di osservazione creativo, che si manifesta in un gesto in cui si esplicita il riconoscimento della forma e del significato che la città assume per ciascuno. Il supporto materiale utilizzato non è una mappa della città predisposta per altri fini (la carta tecnica regionale o la mappa del trasporto pubblico, così come qualsiasi altra base cartografica), in quanto essa darebbe un’impronta predefinita alla rappresentazione. L’esperienza della città viene rappresentata su di un foglio bianco, dove non vi siano segni di una città già pensata da un determinato punto d’osservazione e restituita secondo i canoni dati della rappresentazione cartografica. Occorre pertanto affrancarsi da essa per poter liberamente tracciare sul foglio bianco la rappresentazione di una esperienza della città. Questa ipotesi di lavoro comporta di rinunciare a una cartografia “ufficiale” su cui registrare in modo compilativo gli elementi di relazione con la città, e di invitare i migranti a proporre una rappresentazione che possa fare emergere l’idea di città di ognuno, ovvero che possa svelare quella visione della realtà urbana che ciascuno esprime nell'atto di scegliere che cosa rappresentare e come rappresentarlo. È un’ipotesi che richiama le riflessioni critiche di Franco Farinelli (1992), in merito al funzionamento della rappresentazione cartografica nell'ambito del sapere geografico, dove alla rappresentazione stessa viene attribuito il ruolo di produttrice di una particolare visione della realtà, in antitesi con una visione oggettivante che crede che la mappa sia il riflesso della realtà. In particolare, la scelta del foglio bianco su cui viene chiesto ai migranti di tracciare la propria visione della città riporta alla discussione intorno alla nascita della geografia positivista (Geographie), laddove Farinelli ne attribuisce la legittimazione disciplinare nella « riduzione della spiegazione a semplice descrizione, del nesso e dei rapporti a semplice insieme di oggetti, del procedimento insediativo a semplice sede» (p.164, 1992). Una riduzione, la sostituzione degli oggetti ai problemi, che elimina dalla geografia ogni possibilità di riflessione.
Il contributo pertanto si propone di presentare una prima considerazione sui risultati ottenuti nel corso di una ricerca in atto.