Relatore
Teresa Amodio
Università degli Studi di Salerno - Dipartimento di Scienze del Patrimonio culturale
La ricerca intende approfondisce il ruolo dei porti commerciali presenti nel Mediterraneo in relazione all’accresciuta centralità acquisita dalla regione negli ultimi anni.
Il rilancio dei flussi commerciali che attraversano il Mediterraneo è legata a fenomeni quali la sempre più incisiva presenza della Cina nel sistema marittimo occidentale, il raddoppio del Canali di Suez, l’apertura del Canale di Panama al gigantismo navale e la crescita di traffici provenienti dall’estremo Oriente diretti verso la Costa atlantica degli USA.
Al contempo, le nuove dinamiche commerciali hanno favorito la costituzione di solide alleanze tra grandi players, quali ad esempio la Ocean Alliance tra i global carrier Cosco cinese, la CMA CGM francese, la Evergreen Line di Taiwan e l’Orient Overseas Container Line di Hong Kong, i cui accordi, prevedendo la progressiva utilizzazione di navi di dimensioni sempre maggiori, comportano la scelta dei porti da utilizzare sulla base dell’efficienza logistica ed intermodale.
A tale riguardo, già molti Paesi del Mediterraneo hanno iniziato ad investire sulla portualità, sullo shipping e su tutta la filiera logistica al fine di poter offrire manodopera specializzata, fondali adeguati, sistemi di tassazione meno onerosi e terminal più innovativi ed automatizzati, così da poter attrarre capitali esteri e realizzare progetti di interesse per i colossi del ramo armatoriale.
Facendo riferimento a tale scenario, lo studio qui presentato approfondisce la situazione dei porti italiani che, pur beneficiando di una posizione geografica estremamente favorevole alla gestione dei flussi commerciali, si trovano, tuttavia, a doversi confrontare con il progressivo rafforzamento sia dei porti del Nord Europa, sia di quelli posizionati lungo la fascia settentrionale del Continente africano.
In particolare, l’analisi del livello di competitività dell’Italia rapportato ad un panel di Paesi competitor è realizzata utilizzando alcuni indici quali l’LSCI (Liner Shipping Connectivity Index) e l’LSBCI (Liner Shipping Bilateral Connectivity Index) dell’Unctad, l’LPI (Logistics Performance Index) della World Bank al fine di verificare quanto siano influenti gli investimenti effettuati in infrastrutture marittime e logistiche in relazione ai cambiamenti precedentemente delineati.